E’ così che spesso una donna si avvicina al Football Americano: un caso, che poi diventa una scelta. “Perché non è da tutte le ragazze intraprendere una strada prettamente maschile.”
Fabiola, Carla e Anna sono tre della dozzina di donne arbitro AIAFA che ogni settimana entra sui campi di Football Americano.
L’Associazione Italiana Arbitri di Football Americano da più di vent’anni si distingue per l’attenzione alle nuove leve e la professionalità delle proprie crew arbitrali. Inevitabile che questo attiri anche tante ragazze.
“Forse all’inizio vorresti giocare; poi, diventando ‘grande’ ti rendi conto di non voler rinunciare alla femminilità che stai scoprendo. Ma se il mondo del football ti affascina, non è necessario rinunciarvi! Arbitrare ti permette di essere sul campo, ancor più che come ‘donna delle statistiche’. Proprio in mezzo ai giocatori, proprio sulla palla se sei Umpire (arbitro di centro campo)”.
Chiara ha già anche indossato il cappellino bianco del Referee (capo arbitro). “Sono due gli elementi ‘forti’ di questa attività: il continuo studio (il regolamento è complesso e pieno di eccezioni) che ti porta a sfidare te stessa continuamente, a imparare sempre più. E poi il ‘gioco di squadra’. Già, perché la crew arbitrale è proprio una terza squadra che scende in campo, con i suoi schemi, le sue strategie per capire il gioco della squadra in attacco ed anticiparlo…”
E poi, che dire dei viaggi tutti insieme per raggiungere la città della partita, delle lunghe riunioni pre-game? “Le partenze la mattina presto, i pensieri cattivi per l'alzataccia. Ma tutto si è ripetuto e si ripete sempre con più divertimento, con più convinzione e con più dedizione!
I giocatori che ti sorridono, i coach che ti chiedono spiegazioni, i preparativi per entrare in campo e il "post field"; tutto diventa parte dei tuoi week-end e una volta tornata a casa la domenica sera (esausta dalle corse e dal viaggio) non vedi l'ora che arrivi il lunedì successivo per vederti designata di nuovo e il gioco ricomincia... week-end dopo week-end!”
“Sembra strano sai, ma i giocatori sono i meno sorpresi quando ci vedono. Di solito i coach sperano che le donne siano meno preparate o più influenzabili dalle loro proteste. I colleghi arbitro a volte si innervosiscono, temendo che i giocatori non si sentano a proprio agio. Il pubblico si diverte e ti guarda incuriosito. Ma i giocatori sono sempre i più rispettosi e la sensazione è che non si accorgano neanche della differenza. Che bello, non sentirsi ‘strana’.
“Mi piace il fatto di essere fondamentale per un buon svolgimento della partita”.
“E’ vero, una parte fondamentale del ruolo di un buon arbitro è nell’educare squadre e dirigenti al concetto di ‘sport’, in una specialità che ha nel contatto fisico la propria essenza. Dobbiamo prevenire che lo scontro diventi cattiveria, vogliamo che i ragazzi imparino a confrontarsi con lealtà. Uno sgarbo può davvero essere pericoloso.”
“Quando una partita termina ho una bella sensazione. Spesso assisto all’entusiasmo di ragazzi che mettono il cuore (e il portafogli) in uno sport che non ha pubblico, che non ha campi, che si pratica proprio solo per passione. Davvero riempie il cuore. Sono orgogliosa – e so che anche le altre ragazze lo sono – di farne parte”.
“E’ uno sport che mi ha sempre affascinata. E mio figlio con me, visto che giocava. Mi prendono per strana quando lo dico, ma io ne sono orgogliosa”.