La pressione è un privilegio
Non dipende dall’”importanza” della gara. Non dipende dal fatto se sugli spalti ci saranno dieci, mille
o diecimila spettatori. Lo senti nello stomaco, nella parte posteriore del cranio. Sin dal momento della designazione, cominci a pensarci. Al campo, ai compagni di crew, alle due squadre. E’ molto semplice: da te si aspettano il meglio. Sempre. Se scendi sotto questo standard, allora hai fallito. Sono solo giustificazioni, il dirsi: - “…sì, ma a parte quell’errore, bella partita”-; lo sai ? tutti quelli che erano presenti al campo si ricorderanno solo quell’errore.
Ma, quale lavoro, nella vita di ogni giorno, richiede di prendere decisioni così importanti in così poco tempo con così pochi strumenti ? Mi dispiace, non puoi indire un meeting, non puoi scrivere una mail ai tuoi superiori e venticinque slides in Powerpoint non ti toglieranno dai guai. Non puoi prenderti una pausa e nemmeno pensarci su stanotte.
Devi decidere. Adesso.
Senza appello, mentre i tuoi “clienti” ti strillano nelle orecchie, e essendo sicuro che scontenterai almeno la metà di loro !
Ma cosa volete da me ? Io sono solo un dilettante, ho un lavoro nine to five, una famiglia, i miei problemi, vengo qui alla domenica a rilassarmi, a fare un po’ di moto e a vedere un po’ di gente, giusto ? Sbagliato. Nossignore, da te si aspettano performance da professionista, anche se non hanno nemmeno le attrezzature per il campo e si allenano due volte al mese, di cui una al Pub, e non ti pagano certamente da professionista. E allora, non ti resta che essere professionale.
Lavoro ingrato ? Forse sì, ma cosa non pagheresti per poter riprovare quella sensazione, quando esci dallo spogliatoio, caldo e sicuro, e devi affrontare giocatori, allenatori, pubblico, e, in quello spogliatoio ci potrai tornare solo vincente o sconfitto, orgoglioso di te stesso o con la voglia di seppellire la testa sottoterra.
La puoi localizzare, ha una consistenza quasi fisica. E’ alla bocca dello stomaco. E’ una emozione, e la routine della vita di tutti i giorni ci regala così poche emozioni vere. C’è chi la chiama pressione, responsabilità, consapevolezza.
Se esistesse una sostanza capace di dare queste sensazioni, avrebbe certamente un buon numero di acquirenti. E, quasi certamente, sarebbe illegale…
Chi non l’ha provata non la può capire, e chi l’ha provata fa fatica a descriverla. Pochi sono gli eletti a cui è concesso assaporarla, e questi appartengono alla casta degli arbitri.
Tutti li considerano degli infelici, ma, forse, solo loro sanno cosa sono: dei privilegiati.
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